
Un
percorso attraverso le strade provinciali per raggiungere
cantine, vigneti ed enoteche. Un vero e proprio tour
attraverso le eccellenze enologiche del territorio quello
proposto dal progetto “Le Vie del Vino”, realizzato
dall’assessorato alla Viabilità della Provincia nell’ambito
del Pit 19. La nuova segnaletica conduce alla scoperta della
realtà enoturistica dell’Alto Belice Corleonese. Partendo da
Palermo l’itinerario tocca i comuni di Monreale,
Camporeale,
San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa
Cristina Gela, Corleone, Roccamena,
Piana degli Albanesi, Contessa Entellina.
itinerario interessa nove comuni dell’Alto Belice Corleonese
Il
percorso attraversa un territorio ad alta vocazione vinicola
in cui sono stati riconosciuti importanti marchi Doc e Igt.
Zone in cui il vino è il motore principale delle attività
produttive ma dove è anche possibile scoprire prodotti
enogastronomici di quadi lità, trascorrere qualche ora nel
relax della campagna, conoscere la storia e i tesori di
questo angolo del Palermitano. Il filo conduttore resta
comunque il vino, la passione di tanti moderni vignaioli, la
tradizione enologica, i processi di lavorazione fra vecchie
usanze e innovazione, le tante
etichette
di qualità che in questo comprensorio vedono la luce.
“L’obiettivo di questa iniziativa sottolinea il Presidente
della Provincia di Palermo Giovanni Avanti - è quello di
avvicinare la gente alla cultura del vino puntando alla
creazione di un vero e proprio circuito in cui gli
appassionati possono trovare anche tutte le informazioni di
carattere ambientale e storico necessarie. Obiettivo che si
coniuga pienamente con il sostegno alle realtà
imprenditoriali di un settore in piena crescita come quello
enologico, con un evoluto sistema imprenditoriale e processi
di trasformazione all’avanguardia senza mai dimenticare
l’identità del territorio”. La segnaletica, realizzata
nell’ambito del programma di cooperazione europea “Dyonisos”
con un investimento di 206 mila euro, indica con una grafica
chiara e facilmente individuabile il percorso per
raggiungere le aziende, senza dimenticare le norme del
codice della strada. “La cartellonistica apposta –
sottolinea l’assessore alla Viabilità e Trasporti, Gigi Tomasino – facilita chi vuole percorrere le strade
provinciali alla scoperta di queste realtà. Un modo dunque
per valorizzare il territorio, grazie al recupero del
paesaggio e ad informazioni precise ai visitatori, ma anche
un sostegno alle imprese, in termini di infrastrutture. Una
viabilità adeguata per raggiungere le aziende è infatti un
sostegno fondamentale per l’economia, in particolare in
questo settore dove sempre più il rapporto fra i produttori
e il cliente finale crea nuove occasioni di crescita”.
Sempre con
l’obiettivo di valorizzare la tradizione agricola e di
sostenere il turismo enogastronomico, insieme alla
segnaletica stradale è stata realizzata anche una guida, per
accompagnare i visitatori in cantina.
Gustare a piccoli sorsi

Diciannove
aziende si presentano al pubblico nella guida curata da
Amelia Bucalo Triglia: raccontano le loro aziende, i metodi
di produzione, le tradizioni di famiglia e la storia di
tanti produttori che hanno fatto dell’enologia una ragione
di vita. Lungo queste vie dell’entroterra palermitano gli
enoturisti potranno scegliere fra bianchi e rossi
d’eccezione, fra vitigni autoctoni come Nero d’Avola,
Insolia e Cataratto e vitigni internazionali come Cabernet
Sauvignon, Merlot e Viognier, vini ottenuti da uve in
blend o in purezza.
La
brochure, realizzata nell’ambito del progetto “Le vie del
Vino”, diventa un agile strumento per chi decide di passare
qualche giorno fra aziende enologiche e cantine, una vera e
propria mappa delle eccellenze del territorio dell’Alto
Belice Corleonese.
Con
l’obiettivo dichiarato della Provincia, promotrice
dell’iniziativa, di rendere un servizio al turista e nel
contempo sostenere le aziende. Ogni scheda illustra le
caratteristiche dell’azienda e le proprie etichette. Spazio
anche alle indicazioni per raggiungere ogni cantina, i
riferimenti sul web, i contatti telefonici per richiedere
informazioni o per eventuali prenotazioni.
L’antico feudo Disisa di Monreale
pe r questa terra
fu proprio
don Pietro a ricostruire, nel ’68,Guida alla
mano, andiamo anche a noi a scoprire queste diciannove
realtà. La prima tappa è nel Monrealese, dove sono
concentrate le prime sei cantine. Nell’antico Feudo
Disisa, terra fertile e ricca arrivata ad oggi fra
storia e leggende, sorge l’omonima azienda di proprietà, da
oltre un secolo, della famiglia Di Lorenzo: quattrocento
ettari che si sviluppano attorno ad una torre saracena, in
cui i vigneti si alternano agli uliveti. Un felice
matrimonio fra tradizione e innovazione caratterizza la
cantina che, già nel 1970, ha sperimentato in Sicilia
l’adattamento al clima e ai terreni dello Chardonnay e del
Muller Thurgau. Sei etichette: i monovitigni di Nero d’Avola,
Chardonnay e Grillo; “Adhara” e “Chara”, dai nomi delle
stelle, un Sirah in purezza e un blend di Cataratto
lucido e Insolia; “Tornamira”, un blend di Cabernet
Sauvignon, Merlot e Sirah che porta il nome del vigneto
situato nel cuore della tenuta. Non lontano, in contrada
Pietragnella, nell’azienda agricola Tamburello le
antiche tradizioni della raccolta e della vinificazione
vengono tramandate senza rinunciare alle tecnologie
d’avanguardia. Mirella Tamburello, figlia minore di Nicolò,
guida con intuito e sensibilità, doti spiccatamente
femminili, un’azienda in continua evoluzione. Dai vigneti
biologici si ottengono “Dagala” bianco (Insolia e Cataratto
lucido) e rosso (Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon),
“Pietragavina” bianco (Perricone in purezza ) e rosso (Nero
d’Avola in purezza). Sempre a Monreale, in contrada
Virzì, Francesco Spadafora guida l’azienda di
famiglia, ereditata dal padre, don
Pietro, insieme alla passione pe l’azienda danneggiata dal
terremoto del Belice e a rivalutarla. Nel 1988 il testimone
è passato a Francesco che è andato avanti introducendo
moderni criteri di coltivazione e di vinificazione. Al padre
ha dedicato, nel 1993, il primo “Don Pietro” rosso, blend
di Cabernet Sauvignon, Merlot e Nero d’Avola. Accanto a
questa prima bottiglia oggi si può scegliere fra “Don
Pietro” bianco (Insolia, Grillo, Catarratto), “Monreale
Sirah”, “Sole dei Padri” (Sirah in purezza), “Alhambra” (Cataratto
e Insolia), “Incanto” (Catarratto in purezza), la linea
“Schietto” con Sirah, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e
Grillo.
A Virzì si può anche scegliere
l’accoglienza di sei mini appartamenti affacciati, come
la cantina e le strutture di produzione, sul cortile
centrale e con una splendida vista sui 180 ettari di collina
dell’azienda.
Nello stesso comprensorio, i vigneti sono il
cuore dell’azienda Sailler de La Tour in cui c’è
spazio anche per gli uliveti, per un frutteto biologico e
per i pascoli. Nella cantina “La Monaca”, costruita
nel 1892 dall’ingegnere francese Antoine De Fry, la
tradizione convive con l’innovazione, il legno è affiancato
al
cemento e all’inox. Qui si producono il “Sallier de La Tour”
rosso (Merlot, Sirah, Cabernet Sauvignon, Nero d’Avola) e
bianco (Viognier, Semillon, Sauvignon blanc), i monovitigni
di Sirah, Merlot, Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon, Insolia
e Catarratto. Vigneti e cantina sono oggi gestiti da
Tasca d’Almerita che cura anche la fase commerciale. La
“Masseria Pernice”, una guest house di classe, è stata
realizzata in un antico baglio: nelle case un tempo alloggio
dei contadini oggi sorgono quattro appartamenti,
nell’antico granaio è stato ricavato il salone dove i
proprietari - il principe Filiberto e la moglie Domitilla –
accolgono gli ospiti.
Azienda Sailler de La Tour (Monreale)________
Il
Feudo di Sirignano, nell’omonima contrada monrealese, è di
proprietà dei
Marchesi De Gregorio dal 1730. Vigneti biologici, uliveti e
campi di grano si estendono su queste dolci colline. Le
diverse generazioni della famiglia si sono succedute alla
guida dell’azienda, oggi in mano al marchese Massimo. Nei
sotterranei dell’antico baglio, immerso nel verde di un
bosco secolare, la cantina conserva “Teodora” (Chardonnay, Catarratto e Insolia), “Gregorio Maximo” (Cabernet e Nero d’Avola),
la linea “Sirignano” con i monovitigni di Catarratto, Insolia, Chardonnay, Nero d’Avola e Merlot. Nel
“Siringano Wine Resort” una club house, dieci appartamenti,
un ristorante, un punto vendita dei prodotti aziendali
(fra cui l’olio) e il museo dell’agricoltura.
Fra
Monreale e Corleone,
l’azienda dei fratelli Pollara si estende per 220
ettari in cui si producono i vini Principe di Corleone.
Amore e dedizione per la terra, una terra a cui l’azienda ha
attinto ma alla quale ha voluto anche dare, contribuendo al
recupero di opere d’arte e ad iniziative sociali. Ventitre
le etichette prodotte: i più tradizionali “Il Bianco” (Cataratto
e Insolia) e “Il Rosso” (Nero d’Avola, Merlot e Cabernet
Sauvignon), i monovitigni “Sinedie” (Chardonnay affinato in
barrique), “Quercus” (Nero d’Avola),
“Merlot”, “Chardonnay”, “Cabernet Sauvignon”, “Pinot
Bianco”, “Grillo”, “Sirah”, “Nero d'Avola e "Merlot giovane"
(ottenuta da uve di Nero d'Avola), un blend "Cataratto - Chardonnay”,

Siringano
Wine Resort dei Marchesi De Gragorio (Monreale)
i più innovativi “Giada” (da
Trebbiano raccolto in leggero ritardo), “Narkè” (Nero d’Avola
di spalliera), “Evoé”
(Nero d’Avola e Merlot) e “Cupido” (originale blend delle
più pregiate uve nere di Sicilia), i biologici “Sophia”
rosso (da uve di Nero d’Avola) e bianco (da Catarratto), il
“Rosato” (Nero d’Avola), lo “Spumante” (ottenuto con uve
provenienti da selezionati vigneti a
bacca bianca,nelle migliori esposizioni al sole), il vino da
meditazione “Zhara” (da uve di Cataratto e Moscato raccolte
ad agosto e fatte appassire sui graticci per almeno 7
giorni), e le grappe di Catarratto e Nero d’Avola.
Inoltrandosi nella Valle dello Jato, a San Giuseppe
sette soci danno vita a Feotto dello Jato cantina
dall’animo giovane che si ispira ad un connubio
fondamentale: radici e innovazione. La struttura di recente
edificazione si ispira all’architettura rurale tipica, i
metodi di produzione puntano al recupero della tradizione in
una chiave moderna. Da questa filosofia vengono fuori nove
rossi e quattro bianchi oltre a grappe, vendemmie tardive e
gelatine di vino: “Primi Fermenti”, “Feotto” e “Fegotto”
(tutti e tre Nero d’Avola con diverse lavorazioni e periodi
di affinamento), “Feotto” e “Sirae” (Sirah), “Note di Rosso”
(Nero d’Avola e Merlot), “Terra di Giulia” (Nero D’Avola,
Merlot, Sirah), “Rosso di Turi” (Merlot), “Vigna Curria” (Perricone);
“Feotto - Grillo & Insolia”, “Note chiare” (Insolita e
Grecanico), “Iris” (Chardonnay e Insolia), “Sauvignon blanc”;
“Alba
Rosa” (rosato ottenuto dalla vinificazione in bianco di uve
Nero d’Avola); “Zabbia”(vendemmia tardiva di Cataratto e
Grecanico); le grappe di Nero d’Avola e Perricone; le
gelatine di “Zabbia” e di Nero d’Avola.
Inoltrandosi nell’entroterra dell’Alto Belice Corleonese,
incontriamo, in territorio di San Cipirello, la prima realtà
cooperativa, la Cantina dell’Alto Belice: dai 36 soci del
1971 si è passati agli 800 di oggi, 160 mila ettolitri di
vino prodotti, 1600 ettari di vigneti. Grandi numeri senza
perdere di vista la qualità e i legami con il territorio e
con la storia. E alla terra e alla storia si ispirano le
etichette: “Sole Del Belice” (nelle varianti monovitigno di
Cataratto, Nero d’Avola e Sirah), “Belicino” bianco (Catarratto)
e rosso (Nero d’Avola e Sangiovese), “Robinia” (due
monovitigni di Nero d’Avola e di Insolita e due blend, di
Nero d’Avola e Sangiovese di Catarratto e Insolia) e
“Belnovello” (Nero d’Avola e Sirah); la linea “Tre Feudi”,
che prende il nome dagli antichi toponimi Mortilli,
Giambascio e Muffoletto, su cui nacque San Cipirello e che
comprende tre bianchi (uve in purezza di Catarratto, Insolia
e Chardonnay) e quattro rossi (Nero d’Avola, Merlot, Sirah e
Cabernet Sauvignon, tutti in purezza); la nuova linea “Trerrè”,
ispirata a Guglielmo II il “buono”, Federico II di Svevia e
Vittorio Emanuele II con un Nero d’Avola in parte affinato
in barrique per 12 mesi e un Catarratto affinato per 12
mesi, per metà in barrique e per metà in acciaio; il “Genuivino”,
bag in box da 3 e 5 litri con tre opzioni di Catarratto
lucido, Nero d’Avola e Rosso da Nero d’Avola e Sangiovese.
Misure più
contenute, 2.500 ettolitri di produzione, per la Don
Tomasi cantina fondata nel 2004 e oggi di proprietà di
Giuseppe Terrasi Maria Rosaria Ales. Nell’omonima Contrada
di San Cipirello, vigneti coltivati con metodi
biocompatibili e moderni impianti danno vita a un rosso (blend
di Nero D’Avola, merlot e Sirah) e a un bianco Catarratto in
purezza), al “Cabernet” Cabernet Sauvignon al 0 per cento e
Nero d’Avola), i monovitigni di Sirah e Nero ’Avola e a un blend “Catarratto Chardonnay”.


La Cooperativa
Cantina Sociale Alto Belice
Azienda
Don Tomasi (San Cipirello)
Restando
in territorio di San Cipirello, proseguendo verso le
pendici del Monte Jato, le Cantine Simonetti parlano
agli amanti del vino dal 1900. Un occhio attento al mercato
e alle nuove tendenze con produzioni differenziate: ai
consumatori tradizionalisti si rivolge la linea “Percianotto”,
vini da tavola nelle tre varianti Bianco, Rosso e Rosato,
confezionati in contenitori da uno, uno e mezzo e cinque
litri; a un consumatore più esperto sono rivolti i
“Pietralunga” in contenitore da 750 ml; agli esperti è
dedicata la linea di produzione di alta qualità, “Perla di
Sicilia”, distinta per i vini bianchi in, “Perla Chardonnay”
e “Perla Catarratto e Insolia”, “Perla Alcamo doc”, “Perla
Bianco” (tre blend di Catarratto e Insolia di diverse
zone di produzione), per i rossi in “Perla Nero d’Avola”,
“Perla Sirah”, “Perla Cabernet Sauvignon” e “Perla Merlot”.
Guarda al
mediterraneo Calatrasi, azienda della famiglia
Miccichè, creata nel 1980 dai fratelli Giuseppe e Maurizio,
con il conforto del padre, Vincenzo. Si chiama proprio
Mediterranean Domains il progetto di espansione
dell’azienda: 1750 ettari di vigneti che partendo dalla
Sicilia, e da San Cipirello in particolare, toccano la
Puglia e la Tunisia dove la cantina è ospitata in un piccolo
castello francese di epoca coloniale, impianti di
vinificazioni in tutte e tre le tenute. Il risultato sono
quattro linee di vini i cui nomi evocavo la terra e il sole
del bacino mediterraneo, con i suoi profumi e le sue
suggestioni: della linea “Terre di Ginestra” fanno parte “’A
Naca” (a prevalenza di Nero d’Avola), “Magnifico” (a
prevalenza di Sirah), “651” come l’altitudine a cui vengono
prodotte queste uve di Nero d’Avola e Sirah per la versione
rossa e di Chardonnay per il bianco, “Q FranQ” (a prevalenza
di Cabernet Franc) e “Q BlanQ” (a prevalenza di Sauvignon
Blanc) , tre monovitigni di Nero d’Avola, Cataratto e
Viognier, “Di sera” (Insolita vinificata con metodo Charmat),
“Allora Primitivo” dai vigneti del Salento e il “Passito di
Pantelleria” (Moscato d’Alessandria ottenuto dai vigneti
dell’isola trapanese); la seconda linea è “Accademia del
Sole” con due bianchi (un Viognier in purezza e un blend
di Chardonnay e Viognier) e due rossi (Shiraz in blend
con Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon); “Terrale” di cui
fanno parte quattro monovitigni di Nero d’Avola, Sirah,
Primitivo e Catarratto, un blend rosso di Nero d’Avola
e Sangiovese e un rosato ; vini allegri i “D’Istinto” ossia
“Bahtheos” (Nero d’Avola e Petit Verdot) e “Ljetas” (Catarratto,
Chardonnay e Viognier), un Rosato (da Nero d’Avola e
Sangiovese), due monovitigni rossi di Nero d’Avola e Sirah
e uno bianco di Grillo, un blend bianco di Catarratto e
Chardonnay. Piatti della tradizione siciliana possono essere
assaggiati all’Osteria Calatrasi, una moderna masseria in
pietra e legno con ampie vetrate sulle colline.

il relais Baglio di Pianetto a Santa Cristina Gela
Bisogna
andare oltre il lago di Piana degli Albanesi per
trovare Baglio di Pianetto, una tenuta in territorio
di Santa Cristina Gela su cui nel ’97 ha scommesso il
conte Paolo Marzotto. Ricordi di vacanze estive e di corse
automobilistiche, una delle quali gli ha fruttato anche una
vittoria nel ’52 su Ferrari, hanno spinto questo gentiluomo
d’altri tempi a investire in Sicilia, fra l’entroterra
palermitano (dove i vigneti producono Insolia, Viognier,
Petit Verdot e Merlot) e gli altri possedimenti di Noto, in
provincia di Siracusa (dove si ottengono Nero d’Avola, Sirah
e Moscato bianco). Con le etichette di Baglio di Pianetto
nascono “Ficiligno” (Insolia e Viognier), “Shymer” (Shyrah e
Merlot), Ramione (Nero d’Avola e Merlot), “Nero d’Avola”,
“Ginolfo” (Viognier in purezza), “Salici” (da Merlot),
“Cembali” (da Nero d’Avola), “Carduni” (da Petit Verdot) e
“Ra’is” (Moscato bianco). Dal 2005 l’antico Baglio è stato
trasformato in relais de charme, con tredici camere,
solarium e piscina.
Inoltrandosi
nella Valle dell’Alto Belice, verso Camporeale, le
Fattorie Azzolino hanno superato le sfide di tre
generazioni della famiglia Sacco, sino ad oggi quando a
guidarle è Franco Sacco, nipote dell’omonimo fondatore.
Cinquanta ettari, la maggior parte a vigneti e una piccola
parte a coltivata a seminativo, oliveti, pascoli e boschivo.
Con metodo biologico vengono prodotti “Chardonnay” e “Nero
d’Avola”, “Tranùi” (Catarratto e Sauvignon blanc), “Diletto”
(vinificazione in bianco di Nero d’Avola), “D’Incanto”
(Grillo), “Di’more” (Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon),
“Notturno” (Nero d’Avola) e il passito “Dama Cortese”.
È una
storia di famiglia anche quella che vive la Alessandro di
Camporeale. Da Antonino Alessandro, fondatore della
cantina ai primi del Novecento, il testimone è passato agli
inizi degli anni Ottanta a Benedetto cui sono seguiti i
figli Antonino, Natale e Rosolino. Oggi si fa avanti la
quarta generazione, Anna e i due cugini, entrambi Benedetto,
che stupiscono per l’entusiasmo con cui, nonostante la
giovane età, raccontano la storia dell’azienda di famiglia,
svelano i piccoli segreti dietro il nome di un’etichetta,
mostrano tutto l’orgoglio della loro identità. Dalla storia
di questa famiglia, dal legame con queste radici, nascono in
contrada Mandranova vini di grande impatto: “Kaid”,
vinificato per la prima volta nel 2000, è un Sirah in purezza,
nel 2006 affiancato dal “Kaid vendemmia tardiva” ottenuto da
uve surmature, appassite ma non completamente
disidratate; il “Benedè”, Cataratto in purezza, e il “DonnaTà”,
Nero d’Avola in purezza, riportano ai nomi di famiglia e
alla vita dei campi. Parlano un po’ francese le cantine
Rapitalà: nel 1968 il francese Hugues Bernard, conte de
la Gatinais, sposa Gigi Guarrasi, discendente di una nota
famiglia imprenditoriale palermitana, e con lei si lancia
nell’avventura di ricostruire le cantine distrutte dal
terremoto, fra Camporeale e Alcamo. Passione e
impegno hanno portato la cantina, oggi guidata dalla moglie
Gigi e dal figlio Laurent, ad essere una delle più note, con
una ricca e variegata produzione: “Solinero” (Sirah),
“Hugonis” (Cabernet Sauvignon e Nero d’Avola), “Grand Cru”
(uve Chardonnay raccolte a completa maturazione e vinificate
in bianco), “Cielo d’Alcamo” (vendemmia tardiva di Sauvignon
e Catarratto), “Nuhar” (Nero d’Avola e Pinot Nero), “Casalj”
(Catarratto e Chardonnay), “Nadir” (Sirah in purezza),
“Bouquet” (un sapiente blend di Grillo, Sauvignon e Viognier),
“Piano Maltese” (Grillo e Catarratto in blend con altri
vitigni internazionali), “Campo reale” (Nero d’Avola), il
“Rosato” (ottenuto da Nerello mascalese e Perricone), “Sire
Nero” (Sirah), la linea “I Templi” con i monovitigni “Alcamo”
(Catarratto lucido), e “Nero d’Avola”, il “Rosato” (sempre
da da Nerello mascalese e Perricone) e il blend di
“Catarratto e Chardonnay”. Sempre nel territorio di
Camporeale il vino diventa anche un’opportunità di
riscatto sociale. La cooperativa Val di Bella, sette
produttori associati per un totale di 48 ettari di vigneti,
nasce dalla collaborazione con i Azienda Rapitalà fra Alcamo e Monreale Salesiani e ha l’obiettivo
di dare un lavoro e un futuro ai giovani ospiti della casa
di accoglienza Itaca, minori senza sostegno familiare. Da
questo progetto, che coniuga produzione ed educazione,
nascono i vini “Regalis” (Cabernet Sauvignon), “Itaca” (Catarratto,
Muller Thurgau e Chardonnay), “Jakì”
(Nero d’Avola e Cabernet), “Catarratto” e “Nero d’Avola”.
Proseguiamo addentrandoci nel Corleonese dove la
guida segnala un’altra realtà cooperativa. La Cantina
sociale Vitivinicola Corleonese si trova ai piedi della
Rocca Busambra. Nel 1973 i produttori associati erano
tredici, oggi sono più di quattrocento. E negli anni è
cambiata anche la filosofi della cantina che se in passato
mirava alle grandi quantità oggi punta a vigneti di maggior
pregio anche se a bassa resa. La cantina produce “Nero d’Avola”,
“Syrah”, “Insolia” e “Cataratto”, “Bianco” e “Rosso”
(entrambi Igt). Con l’etichetta “Feudi di Corleone”, si
possono sorseggiare “Lucenti” (Viognier e Catarratto),
“Nadim” (Sirah, Merlot e Cabernet Sauvignon), “Torre
Sovrana”, nella versione bianco (Chardonnay in purezza) e
rosso (Cabernet Sauvignon).
Le ultime
tappe di questa gita enologica sono nel territorio di
Contessa Entellina. Qui Nino Colletti e la sorella Maria
negli anni Novanta hanno dato vita ad Entellano,
seguendo la strada avviata negli anni Cinquanta dal padre,
don Luca. Il legame con il territorio e la sua storia è
forte, basta sentire parlare Nino Colletti che ama
richiamare le citazioni di Pindaro e Cicerone dedicate al
vino dell’antica città elima di Rocca di Entella. Nella
piccola azienda vengono prodotti il “Don Luca” (Nero d’Avola
e Cabernet Sauvignon), il “Lieo” (Sirah in purezza), l’“Entellano
Merlot”, l’“Entellano Cabernet Sauvignon” e l’“Entellano
Rosso) (Sirah, Merlot e Cabernet Sauvignon dalla vendemmia
2006).
Nell’antico Feudo di Tarucco, oggi sede dell’Azienda
Agricola Geraci, si conclude il nostro viaggio lungo le
vie del vino dell’Alto Belice Corleonese. Quindici
ettari di vigneti e una cantina in cui si producono i vini
che portano lo stesso nome di questa terra, Tarucco, fra
Bisacquino e Contessa Entellina. Un tuffo nella storia,
in un fondo passato, nel 1382, dal Re Martino al
vassallaggio della Chiesa di Monreale. Anche l’etichetta di
questi vini è un richiamo alla Sicilia e alla sua identità,
con un’allegoria cinquecentesca dell’isola, il grano e
l’agave a simboleggiare la fertilità della terra e
l’eleganza che Stefano ed Antonella Geraci vogliono dare ai
loro vini. “Alicante” è il gioiello di famiglia, particolare
perché ottenuto interamente dalle omonime uve poco
conosciute e fra le poche la cui polpa è rossa. L’alicante è
utilizzato anche per “Gioeni”, in blend con Cabernet
Sauvignon e Merlot. Gli altri rossi Tarucco sono “Peralta”
(Nero d’Avola, Sirah e Cabernet Sauvignon), “Nero d’Avola” e
“Sirah”. Due i bianchi, “Chardonnay” e “Colonna” (Grillo,
Greco dorato e Chardonnay). Guida alla mano dunque, per
esperti appassionati o neofiti del vino il tour alla
scoperta delle cantine si preannuncia interessante, con la
possibilità anche di conoscere e apprezzare questo angolo
del territorio palermitano, la sua storia e i suoi prodotti
tipici.
azienda agricola Geraci nell’antico Feudo Tarucco
azienda Entellano (Contessa Entellina)
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